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La poesia di Raúl Zurita è alfabeto che si fa corpo, sintassi che si fa sogno. Tra la violenza della dittatura e la testardaggine di una speranza che nelle parole affonda le sue radici, le sue poesie sono un esercizio privato di resurrezione che, proprio perché è così personale, sfugge ad ogni retorica e si affida all'essenziale crudeltà del reale. I suoi versi, martellanti e scortesi, risentiti e colmi di sprezzatura, ricordano quelli dell'amato Dante, quello 'petroso' e infernale, mescolando dramma civile e tragedia interiore. I suoni aspri del rock cattivo e scabro di Gonzáles y los asistentes si sposano con la sua voce cupa e roca e con la forza della sua poesia, la svisano, gli danno eco e corpo musicale, facendo di Desiertos de amor un'opera dall'intensità sconvolgente.